»»       DETTAGLIO DELL'ARTICOLO
16-03-2006 - Ogm, l'impatto economico, i risultati di una sezione del progetto 'Ogm in agricoltura', finanziato dal Mipaf e curato dall'Inran

Presentiamo i risultati di una sezione del progetto 'Ogm in agricoltura', finanziato dal Mipaf e curato dall'Inran, divulgati nel corso del convegno organizzato lo scorso 7 marzo a Roma. Le conclusioni dello specifico sottoprogetto sono state illustrate dal prof. Simone Vieri , presidente dell'Inea, che ha coordinato il gruppo di lavoro .

L'abstract che pubblichiamo illustra i risultati della sezione 'Valutazione di impatto economico' del più ampio progetto 'Ogm in agricoltura', finanziato dal Ministero delle politiche agricole e forestali e coordinato dall'Inran. Una nuova fase di questo progetto è stata illustrata nel corso del convegno organizzato lo scorso 7 marzo a Roma, di cui abbiamo già informato i lettori di Aiol.* Nell'ambito di tale studio è stata anche condotta una indagine sugli agricoltori e sui consumatori al fine di valutare la loro propensione a coltivare piante transgeniche ed acquistare prodotti geneticamente modificati, risultati che nulla hanno a che vedere con quelli riferiti nel contesto di altre indagini sui consumatori presentate nel contesto del convegno del 7 marzo. Lo studio, a cui fa riferimento l'abstract, qui di seguito, è stato realizzato da un gruppo di lavoro, coordinato dal presidente dell'Inea, Simone Vieri, e al quale hanno partecipato, sia ricercatori di tre Università (Trieste, Milano e Bologna), sia Ismea che ha collaborato nella predisposizione e nella somministrazione dei questionari per le indagini su agricoltori e consumatori realizzate nell'ambito dello studio medesimo, la cui durata si è protratta per circa 18 mesi: dagli inizi del 2004, al novembre 2005

La coltivazione di piante transgeniche si caratterizza per la forte concentrazione delle superfici e delle specie coltivate: il 98% dei 90 milioni di ettari coltivati nel 2005 è localizzato in sette Paesi; solo quattro coltivazioni (soia, mais, cotone e colza) hanno trovato concreta applicazione.

Poiché i Paesi ove si coltivano OGM sono anche i principali produttori delle specie interessate, si è avuto un rapido e sensibile effetto sulla composizione dell'offerta mondiale delle relative produzioni che hanno iniziato ad essere massicciamente presenti anche sui mercati di Paesi, come l'Italia, dove le coltivazioni transgeniche non sono, attualmente, consentite.

In questo quadro, l'impatto degli OGM sul sistema agro-alimentare italiano è, sostanzialmente di due
tipi:

1) di tipo diretto (impatto commerciale) per quanto
riguarda le importazioni di prodotti come la soia ed i suoi sottoprodotti (panelli, farine), per i quali scontiamo un pesante deficit commerciale (circa 1,2 miliardi di euro l'anno);
2) di tipo potenziale, per i prodotti di quelle
coltivazioni transgeniche, la cui pratica è autorizzata dalla UE, ma non ancora consentita in Italia (ad esempio, il mais BT).

A fronte di ciò lo studio ha mirato ad evidenziare la disponibilità degli agricoltori a coltivare piante transgeniche e dei consumatori ad acquistarne i prodotti.

Gli agricoltori interessati a coltivare OGM sono una esigua minoranza (18%); operano, prevalentemente, nelle regioni nord occidentali e le loro aziende sono attive, soprattutto, nel settore cerealicolo ed in quello della zootecnia da latte. Dall'introduzione degli OGM si attendono, in primo luogo, di accrescere le rese, ossia di ottenere risultati che, alla luce delle esperienze condotte nei Paesi dove le coltivazioni transgeniche sono praticate da anni, non appaiono affatto scontati.
I consumatori che si dichiarano favorevoli agli OGM sono il 3%; mentre il 54% si dice contrario. Elevata la percentuale di coloro che sono indifferenti al problema (21%) o che dicono di non avere un opinione (22%). Ciò discende non tanto dal disinteresse, quanto dalla diffusa convinzione che il problema OGM riguardi poco o per niente l'agricoltura italiana (solo l'8% ritiene che la nostra agricoltura sia particolarmente interessata dagli OGM). L'attenzione, infatti, diviene molto alta in relazione a prodotti ed a problemi specifici. Ad esempio l'informazione relativa al fatto che gli animali siano stati allevati con mangimi privi di OGM risulta, ai fini dell'acquisto di prodotti come il filetto ed il pollo, più importante del prezzo dei prodotti stessi.

In conclusione, è emerso che la scelta 'OGM-free' appare molto più solidamente motivata quando si inserisce nell'ambito di un processo di filiera il cui risultato finale sia l'offerta di un prodotto qualificato come tale o, come nel caso dei prodotti zootecnici, ottenuto senza fare ricorso ad OGM; mentre risulta più difficilmente sostenibile nel momento in cui si riferisce alla produzione di materie prime destinate ad essere vendute in un contesto di crescente concorrenza, nonché di rilevante presenza di prodotti transgenici. In quest'ultimo caso, tuttavia, è tutto da dimostrare che i nostri agricoltori riescano attraverso l'introduzione delle coltivazioni transgeniche a meglio competere con i produttori di quei Paesi che già hanno adottato tali coltivazioni.

* cfr. l'articolo 'Ogm in un contesto globale' pubblicato su Aiol



clicca per visualizzare il dettaglio invia ad un amico stampa la pagina torna all'elenco



   AREA RISERVATA




»»       SERVIZI




    NEWSLETTER



»»       LINK
Ci sono più di un id che soddisfano le condizioni!

: